Detroit va in rovina. La crisi dell’auto ha accelerato il suo decadimento, accompagnato dal calo demografico: prima lo spostamento della produzione in periferia e l’abbandono in estese aree in posizioni centrali di edifici industriali (e non) solo vuoti e inutilizzati, poi la caduta dell’occupazione hanno generato il degrado che vedete in questo servizio fotografico.

Ma la notizia non è questa, la notizia è che Detroit sta rinascendo, i cittadini si stanno riappropriando a poco a poco di quegli spazi che sembravano perduti, lo stanno facendo attraverso una vita diversa, di “relazione” più che di “produzione”. La dove alla fine del novecento si teorizzava l’estrema parcellizzazione del lavoro con l’applicazione dei principi del “Taylorismo” in fabbrica ora ogni sabato duecento coltivatori diretti vendono oche, lattuga, pesci, pomodori, miele, sciroppo d’acero, salami, carote, frutta esotica ecc.., rigorosamente homegrown, cresciuti nei giardini della case e nelle fattorie dell’area urbana di Detroit.

Certo la popolazione cittadine si è dimezzata dalla metà degli anni cinquanta, l’epoca d’oro dell’auto, ora con i suoi 713 mila abitanti Detroit non è più la seconda città degli Stati uniti ma ha trovato un modo diverso per rinascere un modo di vivere legato ad una terra che non è più “campo”

Esistono infatti idee, progetti, iniziative che mirano a riutilizzare i grandi contenitori industriali per produrre cibo pulito a km zero. Progetti visionari di “agricoltura urbana” immaginano di spostare la produzione all’interno della città; ma si stanno organizzando anche anche le famiglie che, aiutate da personaggi come Will Allen, coltivano il proprio cortile con sistemi di acquaponica che producono insieme sia il pesce che la verdura.

Organizzazioni senza scopo di lucro come la Growing Power di Will insegnano ai cittadini a produrre cibo in modo sostenibile in piccoli spazi e a tessere relazioni di scambio e di comunità. La vision di Growing Power è infatti: Inspiring communities to build sustainable food systems that are equitable and ecologically sound, creating a just world, one food-secure community at a time.”

Ma la città non è solo “produzione” come non è solo “sussistenza” è per questo che Detroit sta diventando un luogo dove ricercatori e architetti che vengono a studiare le nuove sfide della metropoli del Michigan, un luogo “vivo” che attira l’attenzione di tanti giovani come lo era all’inizio della carriera di Madonna ed Eminem che da queste parti hanno mosso i loro primi passi. Del resto qui ha Detroit ha sede il museo dedicato alla Motown, la mitica etichetta discografica degli anni settanta, per la quale hanno inciso Michael Jackson e Stevie Wonder.

Come conclude Matteo Cruccu in un bell’articolo per “Il corriere della sera” Bio e rock’n’roll sì e l’orizzonte potrebbe volare finalmente oltre il parabrezza di una vecchia Dodge.

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