Rilanciamo con questo post un recente articolo apparso su “Essere Animali” che tratta del tema dell’uso degli antibiotici in acquacoltura.

Ci sono una serie di fattori che contribuiscono ad un uso spropositato di antibiotici nell’acquacoltura industriale, vediamone alcuni:

il primo riguarda la “densità” di allevamento, enormi quantità di pesce vengono stipati in spazi sempre più ristretti e questo favorisce la diffusione delle malattie (un po come se migliaia di esemplari fossero stipati in una discoteca in Sardegna durante il lockdown, ma senza divertirsi) 🙁

Il secondo è la modalità di somministrazione dell’antibiotico ai pesci, a tutti indiscriminatamente, malati e non, ma non solo a loro, involontariamente ma inevitabilmente anche ai pesci selvatici che gravitano intorno alle gabbie di allevamento o quelli d’acqua dolce che vivono nei corsi d’acqua dove scaricano gli allevamenti intensivi. Se un bovino o un’ovino si ammala viene preso da parte e “punturato adeguatamente”, impossibile adottare questa tecnica di terapia selettiva in un allevamento di pesci … un po’ come qundo da piccoli la suora “purgava tutto il collegio”!

Il terzo è il “riscaldamento climatico”, l’aumento delle temperature sta rendendo sempre meno resistenti alle malattia i pesci che tradizionalmente abitano determinate acque. I pesci di allevamento non potendo spostarsi o andare in profondità a cercare acque più fresche, inevitabilmente e fatalmente si ammalano, allora giù antibiotici!

Abbiamo già trattato in passato il tema dell’overfishing e dell’antibiotico resistenza qui e qui , il post apparso su “Essere animali” ci riporta nel vivo della questione. Ma che cosa possiamo fare in concreto nel nostro piccolo?

Per il pesce marino possiamo concentrare il nostro consumo su specie che non sia oggetto di pesca insostenibile, come ormai una parte del famoso “pesce azzurro” e cercare, ove possibile, di fornirsi da una piccola marineria locale che pratica una pesca rispettosa con reti a maglie anche più larghe di quelle consentite dalla legge. Ecco un esempio.

Se poi si ha un piccolo spazio dietro casa la soluzione per avere non solo pesci ma anche verdure è quella dell’acquaponica: basta un metro cubo d’acqua, un posto adeguato e un po’ di manualità per costruirsi un piccolo impianto, questo manuale della FAO che abbiamo tradotto per voi spiega come. In un impianto acquaponico la densità di allevamento può essere mantenuta relativamente bassa, tale da evitare di stimolare lo scatenarsi delle malattie e l’acqua in un sistema virtuoso di ricircolo fatto di pesci, batteri naturali e piante, si mantiene sempre pulita e ricca di nutrienti per le vostre verdure.

 

 

Condividi con i tuoi amici