Quando si parla di acquaponica il “motore” per la crescita delle verdure sono i pesci, d’inverno niente è meglio delle trote, perlomeno alle latitudini dell’Italia settentrionale. Quando si parla di trote la specie con il migliore accrescimento è probabilmente la specie atlantica, conosciuta con il nome di trota iridea, quella che si trova in tutti i supermercati e va per la maggiore negli allevamenti.

Personalmente, a costo di rinunciare a qualche cosa in termini di produttività, io preferisco allevare la trota fario che si trova in tutte le acque dolci d’Europa e pertanto si può considerare “autoctona”. Ma la trota che adoro più di tutte è la trota marmorata che è caratteristica ed esclusiva dei bacini fluviali subalpini.

La livrea della trota marmorata è caratterizzata da un’alternanza di macchie chiare e scure, irregolari e spesso fuse tra loro, che formano un disegno intricato definito “marmorizzatura”, da cui deriva il nome comune dell’animale. Essa risulta comunque fortemente influenzata sia dall’ambiente in cui vivono gli animali presi in considerazione sia dal periodo dell’anno. Purtroppo  la trota marmorata è facile all’ibridazione con la trota fario con cui condivide l’habitat e gli ibridi che ne derivano sono pure fertili! Solo un’attenta selezione delle caratteristiche fenotipiche originarie può riportare la trota marmorata alle sue caratteristiche primigenie.

Tutto questo “pippone” per dirvi che le trote che allevo nella mia acquaponica sono riprodotte dal mio amico Stefano, che insieme a Paolo è il proprietario dell’allevamento a fini di ripopolamentoOssolana acque. Oltre a fornirmi la giovani trote che immetto nel mio laghetto nel mese di settembre e tolgo a giugno con pezzature come quelle che vedete qui sotto:

Stefano, ogni anno, quando effettua la selezione dei riproduttori, mi permette di accedere i suoi “scarti” che finiscono in gloria nel mio forno o nell’affumicatore del mio amico Wim che prepara per me ottimi prodotti.

Nelle foto che seguono ecco gli ultimi esemplari che sono finiti nella mia cucina!

Trota Fario

 

Trota Marmorata

 

Ma Stefano e Paolo sono dei visionari, e come tutti i visionari hanno sempre bisogno di nuove sfide, l’ultima si chiama“Austropotemobius pallipes italicus” che null’altro è se non il gambero di fiume autoctono

 

Hanno prelevato in natura alcuni esemplari, ormai seriamente minacciati dalle attività umane oltre che dall’inserimento nel loro habitat di alcune specie alloctone e lo hanno riprodotto con successo in vasche come questa

Stefano che “accarezza” i suoi gamberi di fiume

 

La loro attività pionieristica è entrata a far parte del progetto “Idrolife” che mira a migliorare lo stato di conservazione delle popolazioni locali di alcune specie acquatiche autoctone all’interno dei Siti di Rete Natura 2000 della Provincia del Verbano Cusio Ossola, contribuendo ad arrestare l’attuale processo su vasta scala di perdita della biodiversità acquatica.

Stefano e Paolo collaborano con ricercatori e divulgatori come Pietro, anche lui socio di “Akuadulza”, e contribuiscono a realizzare progetti ed iniziative per difendere l’ambiente lacustre e fluviale in cui siamo cresciuti.

Ecco perché il nome “Akuadulza”, perchè l’acqua dolce è parte del nostro ambiente come canta Davide Bernasconi, in arte Davide Van de Sfroos, un laghée “DOC”, in una delle sue canzoni d’autore:

Ora leggetevi con tranquillità l’articolo pubblicato sul quotidiano “La Stampa” se volete approfondire.

Condividi con i tuoi amici